Pantanna

Per verità di cronaca vanno dette alcune cose non tanto sui pantani in cui si è impantanato il ciclismo italico, quanto sulle prestazioni dei ciclisti locali (dell'A.A.) A mio parere il primo sul quale proporrei l'antidoping non è il giovane La Salvia, promessa al momento "sfumata" del ciclismo sudtirolese, quanto il nonno di Anna, altrimenti padre di Giulia ed in sostanza mio suocero.
Non so se voi avete avuto occasione di misurarvi con lui, ma io ho potuto ingaggiare battaglia sia con Viti sia con il nonno Franco. Dunque, quando ero all'acme (o acne, non ricordo bene) della mia carriera, avevo incrociato più volte i pedali con La Salvia, sulla salita verso il Colle, sulla salita verso il Renon, su verso Predonico, sul Bondone per vedere il giro.
Ora, e lo dico per onor di cronaca ma anche con un pò di orgoglio, avevo sempre tagliato per primo il traguardo del gran premio della montagna.
Probabilmente il Viti avrà in seguito fatto pedalate da gigante allenandosi sulla salita di Cornaiano, buona per una cronoscalata ma non non per una tappa del tour. All'epoca, convinto di essere in gran forma, visti gli allenamenti su strada e su fuori strada che il servizio civile mi consentiva di fare, accettai la sfida con il veterano dello sport di cui sopra (nonno di Anna). Partiti verso Cornaiano, io cercai subito di scrollarmelo di dosso, ingranando un rapportone e spingendo come un forsennato. Non solo lui mi stette dietro fino alla fontana, nonostante il quasi terzo di secolo di differenza d'età, ma poi si mise davanti a tirare con una potenza degna di un passista delle grandi pianure. Arrivati verso Termeno i saliscendi mi avevano acidificato i tessuti e l'unica cosa che riuscivo a fare era incollarmi alla ruota del suocero. Nel ritorno cercai di difendermi con dignità, ma da Cortaccia a Bolzano ed in particolare da Ora in poi, lo lasciai quasi sempre davanti a rifinirmi l'areodinamica. Questo circa tre o quattro anni fà.
Domenica scorsa insieme al suocero ho fatto la Mendola. Manco a dirlo, arrivati ai tornanti dopo le roccette mi ha mollato sui pedali. Vabbè che io sono fuori allenamento e che quest'anno sarò andato in bici si e no 4 o 5 volte, però, arrivati al bivio per Caldaro, cioè al ritorno, ed incrociato il gruppo dei veterani che andavano verso Termeno, per me è stato uno smacco ulteriore vederlo lanciarsi al loro inseguimento, mentre io, che per fortuna avevo un impegno, me ne sono tornato a BZ.
Questa domenica ho ripetuto il confronto. Più cauto in salita, ho tenuto botta fino allo strappo finale e lì mi sono alzato sui pedali, sono sceso di due rapporti ed ho iniziato a spingere per scattare. Lui si è fatto rimorchiare per un centinaio di metri ed al momento decisivo mi ha passato in accelerazione. Una sosta di pochi minuti, per riossigenarsi, anche se ne aveva molto meno bisogno di me, e poi si è lanciato verso le Palade.
Sarà questione di fibre rosse, di ematocrito, di emoglobina o semplicemente di allenamento (il nonno di Anna ha già più di 1500 km nelle gambe), ma io ci rimango male ogni volta.....

Mento

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